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1 Settembre 2021

Le prime donne che…

Da una serie di documentari Rai, le italiane che in età contemporanea hanno raggiunto primati in ambiti diversi, dallo sport alla politica, dall’economia alla scienza

Adriana Scatolone

Disegno di donna che mostra i muscoli e scritta We Can Do It! - prime donne che

Nell’ultimo secolo molte donne sono state pioniere nei loro settori

Lo scorso mese, durante le Olimpiadi di Tokyo 2020, si è sentito parlare molto delle atlete italiane che hanno portato il nostro paese a ottenere per la prima volta una medaglia nella loro specialità: Valentina Rondini e Federica Cesarini hanno vinto l’oro femminile nel canottaggio, Antonella Palmisano nella marcia; Lucia Boeri è salita sul podio per il tiro con l’arco individuale e lo stesso ha fatto Irma Testa nella boxe.

Il primato femminile è un elemento che nella nostra società (e non solo) fa subito notizia, dal momento che la storia ha voluto che alle donne fossero state sempre precluse molte strade. E seppur ancora oggi la parità di genere e le pari opportunità siano un problema caldo e non del tutto risolto, spesso dimentichiamo che molte delle attività quotidiane che ormai diamo per scontate meno di cento anni fa, per le nostre antenate o nonne erano proibite o comunque molto difficili da praticare.

Abbracciando questo tema negli ultimi mesi Rai 1 ha mandato in onda una serie di documentari dal titolo evocativo, La prima donna che, pillole di tre minuti circa in cui vengono illustrate le biografie di 30 donne italiane che in età contemporanea hanno combattuto i pregiudizi e sono diventate pioniere in molteplici settori. A raccontare queste storie ispiratrici sono giovani attrici o studentesse che creano, in questo modo, un vero e proprio dialogo tra generazioni.

Rimanendo in tema Olimpiadi, solo nel 1956 una donna pronuncia il giuramento olimpico: si tratta della sciatrice Giuliana Minuzzo, soprannominata Principessa delle nevi, che in quei Giochi Invernali di Cortina vince diverse medaglie nella discesa libera e nello slalom.
All’epoca un altro ambito in cui è difficile imbattersi nella presenza femminile è quello dei trasporti: negli anni Sessanta Fiorenza De Berardi diventa la prima donna italiana e la quarta nel mondo a diventare pilota di aerei di linea. Nello stesso periodo Giulia Solomita, a Potenza, tra mille resistenze e difficoltà riesce a ottenere la patente D per guidare gli autobus pubblici.

E se oggi ci si chiede se l’introduzione delle quote rose sia o meno un espediente che aiuti davvero l’affermazione delle donne in politica, bisogna ricordare che meno di cento anni fa solo gli uomini avevano diritto di voto e potevano accedere alle istituzioni.
Nel 1946 Lina Merlin, diventata poi famosa per l’omonima legge che nel 1959 abolisce le case chiuse, diventa la prima donna eletta in Senato. Bisognerà però aspettare il 1963 per vedere una donna ricoprire la carica di vicepresidente della Camera nella persona di Marisa Rodano e il 1979 per la prima presidente, Nilde Iotti. Solo nel 1977 Tina Anselmi diventa il primo ministro donna italiano, durante il governo Andreotti, e bisogna arrivare fino al 2018 per vedere la prima presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati.

Anche il Piemonte ha le sue prime donne. Passeggiando nel giardino davanti al Pala Giustizia ci si può imbattere nella targa dedicata a Lidia Poet che, laureatasi in Giurisprudenza a Torino alla fine del XX secolo, diventa la prima avvocata a essere iscritta all’Albo.
In ambito economico la nostra regione può vantare invece la presenza di Marisa Bellisario, la prima top manager donna. Dopo essersi laureata a Economia a Torino e aver lavorato in America, diventa presidente della Olivetti Corporation of America e poi amministratore delegato di Italtel, grande gruppo industriale parastatale di 30 aziende elettromeccaniche che riesce a salvare dal fallimento.
Infine non si può non citare Rita Levi Montalcini, nata a Torino nel 1909, che nel 1986 è la prima italiana a ottenere il premio Nobel per la Medicina.

 

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Categorie: Cultura

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