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27 Settembre 2021

Biblioterapia, curare con i libri

Romanzi, poesie o testi letterari sono sempre più utilizzati da psicologi e terapeuti come strumenti per analizzare e superare le difficoltà della propria vita

Giovanni B. Corvino

Ragazza che abbraccia "uomo di carta" - biblioterapia

La biblioterapia utilizza i libri come strumenti di cura

Leggere un romanzo, una raccolta di poesie o un altro tipo di opera letteraria per aiutare uno stato emotivo di sofferenza quale può essere la depressione o un lutto improvviso. È la biblioterapia (o libroterapia), approccio terapeutico sempre più diffuso anche in Italia le cui origini risalgono agli inizi nel ‘900, quando Samuel McChord Crothers pubblicò il primo saggio sul tema intitolandolo Literary Clinic.
In seguito saranno professionisti diversi come medici, letterati, operatori sociali e sanitari, a sviluppare un nuovo modello che vede il libro inserito in metodo di cura dove la storia di vita del paziente e il suo racconto sono al centro del percorso di guarigione: siamo quindi nell’ambito della cosiddetta “medicina narrativa”.

LA TERAPIA
Le sessioni di biblioterapia possono essere strutturate in vario modo, ma solitamente si tratta di un incontro a due, o in gruppo, in cui ci si avvale di un testo letterario. Da una parte vi è il paziente che racconta la propria sofferenza, dall’altra troviamo un esperto (detto “facilitatore”) che ha una preparazione specifica – come ad esempio, uno psicologo, un counselor, o anche un medico-psicoterapeuta – con una specializzazione post-laurea in medicina narrativa.
Attraverso la lettura di un libro e soffermandosi poi su particolari parti di esso, nel paziente si innesca un meccanismo di identificazione, catarsi e introspezione, che porta a ripensare alla propria condizione in un’ottica di cambiamento positivo. Parte importante del processo l’ascolto attentivo, ossia l’osservare accuratamente le parole utilizzate durante l’incontro e come queste sono state associate tra di loro. Ciò permette di esplorare dettagli importanti della condizione di sofferenza, affinché avvenga un processo di maggior consapevolezza su come tornare a stare bene.

ALTRI CONTESTI
A tutti è capitato di sentirsi consigliare un libro da un amico, ma ovviamente in questo caso non parliamo di libroterapia.
Al contrario, se un insegnante – adeguatamente formato – esplora temi come il bullismo, l’anoressia, o la delinquenza giovanile attraverso un testo, utilizzandolo per parlare alla sua classe di una problematica esistente nella scuola, può dar vita a un processo biblioterapeutico. Devono, però, essere poste delle domande-stimolo atte a sensibilizzare gli studenti sulla questione trattata, col fine di modificare alcuni atteggiamenti e, di conseguenza, i relativi comportamenti.

COME FORMARSI
In Italia è presente la SiMen – Società Italiana di Medicina Narrativa. Alla sezione Formarsi del sito sono elencati diversi master, corsi e convegni, a cui è possibile iscriversi per avere un primo contatto con questa metodologia terapeutica.
I percorsi professionalizzanti sono generalmente aperti anche a figure quali assistenti sociali, educatori, o operatori del terzo settore, in quanto mirano all’acquisizione di competenze trasversali che possono essere utili in più contesti, come ad esempio una casa di riposo o una comunità protetta. Nella fattispecie, il corso di perfezionamento universitario in Medicina narrativa e drammaturgia in funzione terapeutica dell’Università di Modena e Reggio Emilia  è rivolto anche a coloro che, in possesso di un diploma di scuola superiore, hanno già avuto delle esperienze professionali in cui è stata applicata la biblioterapia, o la medicina narrativa in generale.
Bisogna tuttavia specificare che, per non rischiare l’abuso della professione terapeutica – riservata a psicologi o medici-psicoterapeuti – è bene chiarire a priori in quali campi di applicazione si vuole introdurre la biblioterapia, e di conseguenza, chi condurrà questo processo.

 

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