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1 Dicembre 2021

Profumo di Natale: ricetta e storia del vin brulé

Vino rosso, zucchero e spezie sono alla base della bevanda diffusa in tutta Europa forse nata in epoca romana e oggi consumata nel periodo dello feste

Fabiana Re

Bicchiere di vin brulé tra fetta di arancia, aghi di pino e palline di Natale

Il vin brulé si beve tradizionalmente a Natale

Anche se quest’anno il centro di Torino non ospiterà i consueti mercatini di Natale, basta spostarsi nelle cittadine limitrofe per immergersi tra chalet di legno e idee regalo artigianali. Ad esempio, Rivoli inaugurerà a breve il Villaggio di Babbo Natale, mentre la Palazzina di Caccia di Stupinigi ospiterà l’evento Natale è Reale.
Ovunque scegliate di andare, sicuramente percepirete nell’aria un profumo particolare, proveniente da grandi pentole fumanti. È il vin brulé, la bevanda simbolo delle feste natalizie.

LA RICETTA E LE VARIANTI
Letteralmente “vino bruciato”, il vin brulé può essere preparato anche in casa in pochi minuti. Attenzione, però: non esiste un’unica ricetta, poiché ogni regione apporta le sue varianti. Gli ingredienti chiave sono comunque vino rosso, scorze di arancia e limone, zucchero e abbondanti spezie come ginepro, cannella, chiodi di garofano e anice stellato. Il tutto viene portato a bollire a fiamma bassa per 5-10 minuti per sciogliere lo zucchero, poi è necessario filtrarlo con un colino a maglie fini. La scelta del vino è importante: meglio preferirne uno corposo e morbido, magari un Nebbiolo o un Barbera, per restare in Piemonte.
Tra le varianti regionali, c’è chi aggiunge alla bevanda anche zenzero e cardamomo, mentre altri stravolgono il suo consueto aspetto rubino optando per il vino bianco, ad esempio un Sauvignon Blanc. In ogni caso il vin brulé va bevuto bollente per sfruttarne gli effetti decongestionanti. Ebbene sì, la bevanda natalizia – se consumata con moderazione – ha numerose proprietà, grazie ai chiodi di garofano che agiscono come antibatterici, le scorze di limone balsamiche e la cannella antiossidante. Un motivo in più per sorseggiarla in compagnia.

STORIA DEL VIN BRULÉ
Le origini di questo dolcissimo nettare si perdono nei secoli e, in realtà, hanno ben poco a che fare con il Natale. Dobbiamo infatti fare un salto indietro nel tempo fino al I secolo d.C., in epoca romana, per trovare la prima testimonianza scritta dell’esistenza di un antenato del vin brulé, il Conditum Paradoxu. La sua ricetta è spiegata da Marco Gavio Apicio nel De re coquinaria, antesignano dei moderni manuali di cucina: per preparare questo vinum conditum si raccomanda di bollire a più riprese il vino dolcificato con abbondante miele e aromatizzato con varie spezie, principalmente il pepe nero. I Romani erano soliti offrire questa bevanda a fine pasto come digestivo, ma si tratta di una tradizione di probabile origine greca.
Risalendo il flusso della storia, anche nel Medioevo si incontra una sorta di vino aromatico, chiamato ippocrasso, in questo caso consumato freddo. Le erbe officinali presenti svolgono una doppia funzione: da un lato arricchiscono la bevanda con le loro proprietà terapeutiche e depurative, dall’altro con l’aroma intenso rendono più apprezzabile anche il vino di scarsa qualità.

IL VIN BRULÉ IN EUROPA
Nei secoli l’idea del vino speziato conquista l’Europa, affermandosi in vari paesi con ricette leggermente differenti in base ai gusti locali. In Inghilterra un tocco di brandy crea il perfetto mulled wine, in Francia si preferisce il cognac per valorizzare il vin chaud, in Germania si parla di glühwein, mentre in Svezia il glögg ideale prevede l’aggiunta di cognac, uva passa e mandorle.
Se oggi il profumo del vin brulé è automaticamente associato alle feste natalizie è merito del paese scandinavo. Qui infatti, a fine ‘800, per la prima volta gli speziali propongono il glögg sui banchi dei mercatini festivi, vendendolo in colorate bottiglie dipinte a mano. Il suo aroma caldo e avvolgente ha fatto il resto: oggi non esiste Natale senza un bicchiere di vin brulé assaporato nell’aria pungente di dicembre.

 

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Categorie: Cultura

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