Home » Formazione » Università » L’annosa questione del voto per i fuorisede

25 Agosto 2022

L’annosa questione del voto per i fuorisede

Il 10% di studenti e lavoratori deve decidere se tornare a casa il 25 settembre, una beffa se si pensa all’astensionismo crescente e alle modalità assicurate a chi risiede all’estero

Antonio Tedesco

Sagoma di persona con trolley in aeroporto

In Italia ci sono 4,9 milioni di fuorisede

A un mese dalle elezioni politiche, chi più chi meno inizia a farsi un’idea delle coalizioni in campo, dei programmi e dei candidati. Una buona cifra di cittadini (il 28%), sempre più in crescita in Italia, a votare però non ci pensa proprio “perché non serve a nulla”, ma non si parla quasi mai di una terza componente, quella degli “astenuti involontari”, in gran parte formata da studenti o lavoratori fuorisede che vivono stabilmente lontano dalla propria città di residenza anche se comunque nel nostro paese.

Nel 2018 il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà (M5S), commissionò la raccolta dei dati Istat sulla partecipazione politica dei cittadini italiani. Dai numeri emerse che ben 4,9 milioni di studenti e lavoratori risultavano fuorisede, cifra che su una platea di circa 46,2 milioni di aventi diritto al voto dà per risultato il 10% del totale.
Sono cittadini che dovranno decidere se vale la pena votare in confronto alle spese del viaggio e tutto ciò che ne consegue in termini di organizzazione. Per gli universitari ad esempio la data del 25 settembre capita un periodo abbastanza complicato, in genere coincidente con la sessione esami e la ripartenza delle lezioni.

A fare da cornice a questa situazione c’è il paradosso per cui invece gli italiani emigrati in un altro paese possono partecipare alle elezioni votando a distanza, con le varie ambasciate a fare da tramite: basta infatti essere iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero per esercitare il proprio diritto di voto. Ad aumentare ulteriormente l’amarezza del confronto è la percentuale di elettori coinvolti in questa fetta di votanti: 4,8 milioni, equivalenti in pratica ai fuorisede.

Gli esempi da cui attingere per ovviare a questa situazione non mancano. Guardando oltre i nostri confini, in Francia, Belgio, Regno Unito, Paesi Bassi, Svezia e Polonia si può delegare una persona di fiducia. C’è poi il voto anticipato o in un seggio speciale (come una Prefettura, o comunque un luogo in cui sia presente un pubblico ufficiale), opzione prevista in Ungheria, Grecia, Polonia e Svezia. Infine c’è il voto per posta, come negli Stati Uniti e in Australia, Austria, Canada, Belgio, Norvegia, Paesi Bassi, Svizzera Germania, Spagna, Ungheria, Irlanda, Portogallo e Polonia.

A mancare da noi, evidentemente, è stata la volontà politica di risolvere quello che è a tutti gli effetti un ostacolo all’esercizio di un diritto costituzionale.
Negli ultimi anni ci sono state tuttavia alcune proposte, che però non hanno portato a un esito: quella del Pd a firma Marianna Madia, che prevedeva tre requisiti (lavoro, studio, motivi di salute o di cura nella regione diversa da quella di residenza); quella di Italia Viva, che stabiliva dei seggi specifici in ogni regione per poter permettere il voto fuorisede; quella di Forza Italia, che puntava sul voto nelle Prefetture, a patto di non vivere in una regione confinante con quella di residenza e infine quella del Movimento 5 Stelle, che al voto nelle prefetture avrebbe voluto affiancare anche quello con strumenti digitali come lo Spid.
Voto digitale che tra l’altro porta con sé un dibattito importante, perché a maggio scorso il governo ha bloccato la sperimentazione, dopo che l’Agenzia nazionale per la Cybersicurezza aveva espresso preoccupazioni su possibili attacchi hacker provenienti dall’estero.

Allo stato attuale l’unica agevolazione per favorire il ritorno dei fuori sede per motivi elettorali è data dalle riduzioni nei trasporti. Per fare due esempi, Trenitalia offre uno sconto del 70% del biglietto sui Frecciarossa e del 60% sui treni regionali, mentre Italo del 60%. In entrambi i casi viene richiesto di mostrare al ritorno la tessera elettorale con il timbro che attesti di aver votato alle elezioni.

 

Tag: , , , ,

Categorie: Università

Lascia un commento