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9 Settembre 2022
Com’è andata quest’estate con gli incendi in Piemonte
Il Direttore del Dipartimento Rischi Naturali e Ambientali dell’Arpa ci racconta come funziona la macchina regionale e fa un bilancio degli ultimi mesi
Antonio Tedesco
Con la stagione estiva ormai agli sgoccioli abbiamo nuovamente interpellato Secondo Barbero, Direttore del Dipartimento Rischi Naturali e Ambientali dell’Arpa Piemonte, per fare il punto sugli incendi che hanno colpito la regione e la loro gestione.
Il ruolo principale dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale in materia riguarda la previsione: «Ci occupiamo di valutare i gradi di pericolo di propagazione di roghi per le varie sezioni di territorio regionale – ci dice – valutando le condizioni atmosferiche e la situazione del terreno stesso e sviluppando quindi delle mappe con l’evoluzione di situazioni future attraverso un indice in 5 standard».
Il monitoraggio è utile alla parte operativa che si occupa poi della gestione degli incendi: «Collaboriamo ovviamente con le strutture coordinate l’Antincendi boschivi dalla Protezione civile – spiega Barbero – che si avvale di personale formato, mezzi adatti e flotta aerea per contrastare i roghi. Contribuisce alla parte operativa e di prevenzione anche il Corpo Volontari Aib del Piemonte. Le nostre previsioni svolgono un ruolo importante per facilitare poi il monitoraggio nella fase operativa».
La siccità che ha caratterizzato questa estate aveva complicato parecchio l’ottimismo delle previsioni; a questo proposito il direttore ricorda che «ormai dal 2021 conviviamo con questa precaria situazione della disponibilità di acqua, un inverno anomalo con poca neve ha fatto prefigurare una situazione con pericolo incendi molto alta. La Regione a metà luglio ha infatti emanato lo stato massima pericolosità, revocato poi con l’arrivo dei temporali di fine agosto».
L’apparato di monitoraggio e la fase operativa hanno comunque dato i loro frutti: «Si è riusciti a limitare con abbastanza successo sia gli episodi di innesco che gli incendi in atto. Qualche situazione più pericolosa – ammette Barbero – si è avuta sulla fascia alpina del biellese e del cuneese e in Val Chiusella. Ma nonostante le condizioni fortemente predisponenti verso gli incendi comunque si è trattato di episodi non paragonabili agli eventi dell’autunno 2017, quando c’erano stati 15 giorni di roghi».
Con l’arrivo delle piogge l’attenzione si sposta sul monitoraggio del suolo colpito dalle fiamme: «A seguito dell’incendio il terreno è naturalmente più erodibile dalle piogge, creando incertezza nell’aspetto idrogeologico e causando frane. Come Arpa – conclude – ne teniamo conto almeno per il primo anno a seguito dell’incendio: in area prealpina le piogge intense portano a questi fenomeni».