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9 Maggio 2023

In visita all’Altec di Torino

Abbiamo avuto l’opportunità di vedere cosa si fa nell’azienda che costruisce parti della Stazione Spaziale Internazionale e dei rover per Marte

Antonio Tedesco

Ricostruzione suolo marziano con veicoli - Altec

Altec lavora per l’Iss e l’esplorazione spaziale

In occasione dello Space Festival tenutosi a Torino dal 4 al 7 maggio l’azienda aerospaziale Altec ha eccezionalmente aperto le porte dello suo stabilimento a visite guidate.
La redazione di Digi.TO ne ha approfittato ed è andata a curiosare, tra moduli della Stazione Spaziale Internazionale (Iss) e scenari creati per simulare il suolo di Marte. A guidarci nel percorso è Marco, trainer di astronauti del calibro di Samantha Cristoforetti e Luca Parmitano.

La visita inizia dalla riproduzione in scala 1:10 dell’Iss: «È in orbita a 400 km di distanza dalla Terra – spiega la nostra guida – in una zona atmosferica dove sono presenti meno detriti. In questo senso la Stazione è dotata di apparecchiature radio che catalogano in una banca dati le orbite degli oggetti grandi fino ai 2 cm circa, tracciati per evitare urti e collisioni. Nel caso in cui l’oggetto sia troppo grosso la Stazione viene spostata con una manovra di fuga. Negli ultimi tempi – continua Marco – abbiamo avuto non pochi problemi a seguito di un esperimento russo che ha causato la distruzione di un missile producendo una nuvola di detriti rimasta nell’area della Stazione Spaziale».

Andando avanti vediamo dalle vetrate gli uffici operativi collegati direttamente con l’Iss. Mentre passiamo, dagli schermi possiamo intravedere un’operazione in tempo reale su alcuni congegni meccanici della Stazione, fase guidata proprio dalla Altec, visto che si tratta di un pezzo progettato qui. In generale, spiega Marco, ci sono due centri di controllo per le due parti dell’Iss: quello americano guidato da Houston e quello russo con sede a Mosca.
«I due centri ovviamente si mettono d’accordo sulle operazioni principali, per il resto lavorano in maniera abbastanza autonoma – continua Marco – e la guerra in Ucraina sotto questo aspetto non ha cambiato molto, per fortuna. I moduli sono fabbricati in modo tale da essere indipendenti uno dall’altro, nella fattispecie ad esempio il modulo europeo è sotto la supervisione di Houston».

Come per le linee aeree, per l’Iss c’è chi segue il volo e chi gestisce le operazioni di manutenzione. Quindi il centro di controllo americano lavora sulla sicurezza delle operazioni in orbita, mentre delega le attività di riparazione, rifornimento e controllo ai poli di supporto ingegneristico come Altec, che agisce in particolare sui componenti realizzati da Thales Alenia,
mettendo in atto le procedure necessarie e lavorando come i meccanici di una compagnia aerea.
Poi dipende dall’operazione da eseguire: ci sono riparazioni che si fanno da remoto con i telecomandi e altre che si possono fare solo sulla Stazione, dopo una pianificazione accurata. In questo caso si parla di mesi di preparazione per istruire gli astronauti che andranno sull’Iss, in modo tale che una volta lì siano in grado di effettuare l’operazione del caso. «Ad esempio – conclude Marco – a me è capitato di formare Samantha Cristoforetti, che una volta arrivata su ha dovuto aggiustare l’aria condizionata».

Il pezzo forte della visita però è alla fine, quando è possibile vedere da vicino – accanto alla ricostruzione di un pezzo di suolo marziano che sembra un set cinematografico – una copia del rover ExoMars, il primo veicolo europeo costruito per esplorare il Pianeta Rosso; la missione però purtroppo poi è stata rinviata per la guerra, visto che il robot è realizzato in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Russa.

 

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Categorie: Primo piano, Tecnologie

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