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18 Febbraio 2016

Cinema da Oscar: incollati allo schermo con Il ponte delle spie e Mad Max: Fury Road

Due thriller, due generi di tensione diversa. Continua la nostra presentazione delle pellicole candidate come Miglior Film

Stella Giorgio

Terza puntata (qui e qui le prime due) della nostra piccola guida agli otto film in lizza il 28 febbraio per l’Oscar come Best Picture. Oggi è la volta di due thriller: Il ponte delle spie di Steven Spielberg e Mad Max: Fury Road di George Miller.

Tom Hanks nel film "Il ponte delle spie"

Tom Hanks nel film “Il ponte delle spie”

SE L’EROE È UN AVVOCATO
Siamo negli anni della guerra fredda. L’avvocato statunitense James B. Donovan (Tom Hanks) diventa suo malgrado il mediatore dello scambio tra due spie, un uomo sovietico e un pilota americano, entrambi catturati dalle parti avversarie.
La negoziazione si svolge in due ambientazioni, che creano altrettanti spazi differenti nel film: New York, legata alla definizione dei personaggi, e Berlino, dove si evolvono le vicende. In America Donovan è inizialmente ostacolato dall’opinione pubblica nel suo lavoro di difesa della spia sovietica Abel (Mark Rylance), un personaggio riuscitissimo: placido inetto, mai turbato o spaventato, instaura con il suo avvocato un rapporto di reciproca stima e rispetto. In Germania invece il thriller storico si sviluppa nelle sue componenti più attive, anche se il carattere del film non è segnato da azioni o violenti colpi di scena, quanto dai dialoghi tra le varie parti in gioco, dalle ambientazioni eleganti che avvolgono i personaggi (prima tra tutti un’inquietante Berlino innevata) e dalla tensione psicologica che vuole richiamare il clima della guerra fredda, combattuta in modo cerebrale più che fisico.
Quando uno studente statunitense viene catturato a Berlino i piani vengono ulteriormente stravolti; riuscirà Donovan nel suo piano virtuoso, scambiare una spia sovietica per due ostaggi americani? Il ponte di Glienicke e, parallelamente, Checkpoint Charlie sono i luoghi previsti per gli scambi di prigionieri; anche in queste scene conclusive verranno mostrati i diversi atteggiamenti che per tutto il film hanno separato russi e americani, con questi ultimi, forse, fin troppo ben rappresentati.

Tom Hardy e Charlize Theron in "Mad Max: Fury Road"

Tom Hardy e Charlize Theron in “Mad Max: Fury Road”

ADRENALINA ALLO STATO PURO
Avete presente il morbido schienale della poltrona su cui siete seduti mentre guardate un film? Se Mad Max: Fury Road, regia di George Miller, è il film che avete scelto per la vostra serata, potete pure dimenticarlo. Un concatenarsi di inseguimenti e scontri mozzafiato è il filo conduttore che lega le vicende della pellicola, caratterizzata da un dinamismo serrato e assordante per cui è impossibile staccare gli occhi dallo schermo (e appoggiarsi allo schienale).
Nell’universo post-apocalittico inventato dal regista, le vicende di Max (Tom Hardy), taciturno protagonista ossessionato dalla perdita della sua famiglia, si legano a quelle di Furiosa (Charlize Theron), vera e propria icona del film: è lei che guida la fuga delle giovani mogli di Immortal Joe, l’antagonista tiranno, la cui rappresentazione si basa unicamente su connotati fisici.
Mad Max infatti è un perfetto esperimento di estetica: le comunità di sopravvissuti presentate nel film, in primis i “Figli della Morte” sudditi dell’antagonista, sono tutte caratterizzate da una vera e propria cultura tribale che viene mostrata nelle sue varie sfaccettature: manipolazione fisica del corpo, linguaggio e valori. Al cieco desiderio di forza, di ammirazione e al culto del sacrificio dei Figli della Morte si oppone la delicatezza delle donne, gioielli da preservare ma non abbastanza intoccabili da non essere direttamente coinvolte nei combattimenti.
Il viaggio-fuga senza meta guidato da Furiosa è raccontato con una fotografia sensazionale, denotata da inquadrature panoramiche e colori saturi, in contrasto con il senso di abbandono e disperazione che emanano i protagonisti.
L’ultimo episodio della saga Mad Max è un film imperdibile, che appassiona, esalta e travolge dall’inizio alla fine. Da guardare sorseggiando camomilla.

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Categorie: Cultura

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