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2 Aprile 2019

Crescita, espansione, crisi e recessione: l’Italia dall’Unità al nuovo millennio

Per la nostra rubrica economica mensile percorriamo le tappe principali dell’evoluzione del nostro paese per capire cosa si intende per ciclicità dell’economia

Alessio Colella

Crescita, espansione, crisi, recessione: le fasi del ciclo economico

Le fasi del ciclo economico

Dall’Ottocento a oggi l’economia ha conosciuto diverse fasi e per comprendere al meglio la situazione attuale occorre analizzare quanto è accaduto in passato. Con l’aiuto di Simone Bertucci del club torinese Starting Finance ripercorriamo la storia economica italiana.

DALL’UNITÀ AL FASCISMO
A partire dalla fine del XIX secolo, subito dopo l’Unità nazionale, l’Italia era un Paese con marcate differenze all’interno del tessuto economico tra il nord e il sud e non vantava certo un’economia particolarmente sviluppata. Questa situazione iniziò a cambiare con l’avvento dello statista Giolitti, il quale improntò una fortissima presenza dello Stato a livello economico, fornendo stabilità alla Lira e apportando benefici al sistema produttivo nazionale e al sistema bancario. Contestualmente iniziarono i primi importanti investimenti delle banche italiane nelle imprese nazionali e all’estero, come in Africa e Asia.
Con l’avvento del Fascismo l’Italia riuscì a sviluppare settori come la chimica, la siderurgia, il petrolifero e la gomma. Tuttavia, gli anni del totalitarismo furono caratterizzati anche da una crisi inflazionistica della moneta nazionale, risolta con l’apprezzamento forzoso del cambio sulla Sterlina, mediante la famosa Lira quota 90 del 1926, ma con conseguenze negative sul comparto produttivo. Un altro importante avvenimento fu la crisi del ’29, partita dagli Usa, che portò l’Italia a operare un consistente cambiamento del proprio sistema creditizio attraverso la Legge bancaria del ’36, in vigore fino agli anni Novanta: le banche vennero suddivise in istituti di credito ordinario – con possibilità di elargire credito con scadenza entro i 18 mesi – e di credito speciale, la cui durata del credito poteva superare i 18 mesi. Per scongiurare nuove crisi industriali, venne costituito l’Iri, con cui lo Stato divenne proprietario delle industrie nei principali settori strategici. Bisogna inoltre considerare come la politica autarchica di Mussolini portò, per definizione, alla chiusura degli scambi con l’estero, attenuando in parte gli effetti della crisi.

DAL DOPOGUERRA ALLE CRISI DEGLI ANNI 2000
Nel Dopoguerra si resero necessari interventi di ricostruzione del Paese, con il contributo essenziale dello Stato. Complici le condizioni favorevoli per l’esportazione, il risultato fu il boom economico: l’Italia divenne leader europeo per la produzione di beni durevoli (automobili, lavatrici, ecc.), il rapporto debito/Pil si attestò al 35% e la Lira venne eletta dal Financial Times come la moneta occidentale più stabile. Iniziarono però a formarsi le prime crepe, poiché l’innovazione apportata da un sistema essenzialmente statale non poteva essere pari a quella di un sistema basato su investimenti privati. Infatti, il mancato rinnovamento del nostro comparto produttivo industriale portò a un rallentamento della produzione nei primi anni ’60. Paradossalmente, l’Iri acquisì ancora più potere in questa fase, visto che le società in crisi vennero accorpate in esso. Una decina di anni più tardi l’Italia iniziò a sentir parlare di austerity con la prima crisi petrolifera a metà degli anni Settanta, la quale portò a una importante recessione. Ad aggravare la situazione, nei primi anni Ottanta, fu una nuova crisi dell’oro nero, che portò lo Stato a dovere sostenere le proprie imprese con conseguente esplosione del debito pubblico. Il rapporto debito/Pil dal 1985 al 1991 passò dal 71% a oltre il 100%. Inoltre, lo Stato intervenne aumentando consistentemente la pressione fiscale.
La situazione ai primi anni Novanta si può riassumere come segue: il sistema produttivo in mano essenzialmente allo Stato, quello finanziario paralizzato e avverso al rischio, visto il forte (e pressoché unico) investimento statale. Nel 1993, con la nascita del Mercato Unico Europeo, le cose cambiarono, dato che lo Stato dovette cominciare a privatizzare le imprese. Successivamente l’Italia adottò la moneta unica e visse un periodo di crescita, stroncato con l’arrivo della crisi dei mutui subprime del 2008 e del debito sovrano del 2011. Attualmente le stime di crescita sono intorno allo 0%, il che potrebbe portare l’Italia a una nuova recessione .

LE FASI ECONOMICHE
Dalla storia italiana possiamo evincere l’esistenza di alcune fasi economiche: crescita, espansione, crisi e recessione.
La crescita caratterizza i primi anni del Novecento e l’inizio del nuovo millennio, con il Pil che è aumentato in modo importante. Si parla di espansione negli anni ’50, quando è arrivato il boom economico. Si è invece in crisi e recessione quando l’economia è in trend discendente, come nel caso delle crisi del ’29 e quelle del nuovo millennio.

 

 

 

Starting Finance è un’associazione di studenti universitari di economia che si occupa di educazione finanziaria

 

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Categorie: Economia

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