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15 Ottobre 2021

Il problema dell’elettronica usa e getta

Produciamo sempre più rifiuti in questo settore, ma il loro impatto ambientale non è sostenibile. Le soluzioni? Diritto alla riparazione e dispositivi rigenerati

Fabiana Re

Circuiti elettronici - elettronica usa e getta

Molti prodotti elettronici sono progettati per avere vita breve

 

Sapete che il vostro nuovo smartphone, costatovi centinaia di euro, tra meno di due anni sarà già da sostituire? È il problema della cosiddetta obsolescenza programmata: sempre più articoli elettronici sono progettati per avere una vita limitata, accorciando la durata di utilizzo e riducendo le possibilità di riparazione, con buona pace dei principi dell’economia circolare. Ciò permette alle aziende di fare profitto, ma grava sul portafoglio dei consumatori e ha un notevole impatto ambientale in termini di rifiuti prodotti.

UNA VITA BREVE
Nel 2020 un report dell’Agenzia Europea per l’Ambiente ha evidenziato quanto sia contraddittorio mettere in commercio dei prodotti elettronici con una “data di scadenza” in un’economia, come quella Ue, che si pone l’obiettivo della circolarità. In un anno vengono immessi sul mercato europeo oltre 20 kg pro capite di dispositivi: un dato in costante crescita non solo per l’aumento dei consumi, ma anche e soprattutto per la breve vita di questi prodotti.
È interessante leggere i risultati del confronto tra la durata reale e la durata attesa dai consumatori per una serie di apparecchi: la seconda supera sempre la prima di almeno 2,3 anni. La differenza più eclatante si ha nel caso degli smartphone, che per gli acquirenti dovrebbero durare più di 5 anni ma nella realtà hanno una vita media di 1,8 anni. Dopodiché resta solo gettarli e sostituirli: un gesto semplice ma ecologicamente insostenibile.
Quando si guarda all’impatto ambientale dei prodotti elettronici bisogna mettere in conto l’emissione di gas serra e inquinanti, l’uso di sostanze chimiche, la produzione di rifiuti e l’impiego di materie prime. Quest’ultimo fattore è critico anche dal punto di vista sociale: nei prodotti più complessi vengono usati fino a 60 elementi diversi, alcuni dei quali – il litio in primis – sono estratti in Africa, Asia o Sud America in impianti le cui condizioni di lavoro di umano hanno poco.

IL DIRITTO ALLA RIPARAZIONE
Cosa fare allora? Qualcosa si muove nella società civile. È la richiesta a gran voce di un universale “diritto alla riparazione” degli apparecchi elettronici. La campagna Right to Repair, lanciata nel 2019, vanta l’adesione di oltre 40 organizzazioni europee, che chiedono dispositivi progettati non solo per la performance immediata ma anche facilmente smontabili e aggiustabili quando necessario. La riparazione deve poi essere economicamente accessibile e non costare più dell’acquisto di un prodotto nuovo, cosa che oggi come ben sappiamo avviene spesso. Infine si chiede una maggiore trasparenza: al momento dell’acquisto, il consumatore deve sapere se il prodotto sia effettivamente riparabile o “usa e getta”.
L’Unione Europea sembra volersi impegnare a sancire il diritto alla riparazione. Lo scorso marzo è entrato in vigore un nuovo regolamento: in questo si richiede ai produttori di assicurare che i loro dispositivi elettronici possano essere riparati per 10 anni dalla data di acquisto. Per adesso è applicato a sole quattro categorie: lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi e schermi elettronici, inclusi i televisori. D’ora in poi i loro pezzi di ricambio dovranno essere messi a disposizione dei riparatori e spediti celermente, insieme a informazioni precise sul loro utilizzo.

L’ELETTRONICA RIGENERATA
Il prossimo passo è estendere questa legge ad altri prodotti, quali smartphone e computer. Nel frattempo, possiamo rendere i nostri consumi più sostenibili grazie all’elettronica rigenerata. I prodotti ricondizionati (o rigenerati) sono dispositivi usati e successivamente restituiti al produttore o a terzi, che li rimettono sul mercato dopo averne verificato il funzionamento e aver effettuato le riparazioni necessarie. Il vantaggio è doppio: prezzi inferiori, ridotto impatto ambientale.
A Torino ad esempio ci si può affidare a Ri-Generation, con i suoi 4 punti vendita in città e provincia, che abbraccia la filosofia della circolarità con lo slogan “Elettrodomestici che fanno bene”. Se invece si vuole far aggiustare un dispositivo elettronico ci si può rivolgere al Centro Assistenza Elettrodomestici e altri negozi di riparazioni, elencati anche sulla Green City Map di Greenpeace.

 

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Categorie: Tecnologie

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